Pesticidi, due terzi del pianeta a rischio di inquinamento ambientale – Marta Strinati 26/09/2022

Zero Residui

Pesticidi, due terzi del pianeta a rischio di inquinamento ambientale

 

 

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Sydney (Australia) ha stimato i livelli di rischio di inquinamento ambientale da pesticidi in 168 Paesi.

Lo studio (Tang et al., 2021), pubblicato su Nature Geoscience, considera 92 sostanze attive (impiegate in 59 erbicidi, 21 insetticidi e 19 fungicidi) nelle diverse aree del pianeta.

Il riscaldamento globale e l’atteso aumento delle invasioni di parassiti, oltre a quello della domanda di cibo, impongono un cambio di rotta. Come invocato, da ultimo, anche da Foodwatch.

Dati carenti

I pesticidi, largamente impiegati in agricoltura da oltre mezzo secolo, stanno avvelenando le acque e i suoli, la biodiversità, la salute umana e animale.

L’impatto della dispersione di agrotossici nell’ambiente rimane peraltro difficile da stimare, per via della carenza di dati attendibili sull’uso effettivo delle sostanze attive e i loro residui.

Pesticidi, la misura dell’inquinamento globale

I ricercatori hanno analizzato le aree del pianeta più coinvolte, classificandole in relazione a:

  • rischio di inquinamento, qualora i residui di pesticidi nell’ambiente superino determinate concentrazioni,
  • alto rischio, laddove i residui oltrepassino tali valori in tre ordini di grandezza.

Quasi due terzi dei suoli agricoli a rischio

Il risultato del monitoraggio è a dir poco sconfortante:

  • il 64% della superficie agricola globale (circa 24,5 milioni di km2) è a rischio di inquinamento da pesticidi a causa di più di sostanze attive,
  • il 31% è ad alto rischio. Tra queste, il 34% si trova in regioni ad alta biodiversità, il 5% in aree con scarsità d’acqua e il 19% in Paesi a basso e medio reddito. Ne fanno parte i bacini idrici Orange in Sudafrica, Huang He in Cina, Indo in India, Murray in Australia e Paranà in Argentina.

L’inquinamento da pesticidi in Europa

L’analisi regionale ha mostrato che il 61,7% (2,3 milioni di km2) della superficie agricola europea è ad alto rischio di inquinamento da pesticidi.

I tre Paesi europei più colpiti, nell’Europa orientale e meridionale, sono tra i maggiori produttori di derrate agricole del Vecchio Continente:

  • Russia (0,91 milioni di km2),
  • Ucraina (0,35 milioni di km2),
  • Spagna (0,19 milioni di km2).

Immense distese avvelenate

Tra tutte le regioni del pianeta, l’Asia ha la più grande superficie ad alto rischio (4,9 milioni di km2), con 2,9 milioni di km2 in Cina e 0,35 milioni di km2 in Kazakistan.

I terreni agricoli dell’Oceania presentano invece il rischio più basso di inquinamento da pesticidi.

Il cocktail venefico

L’effetto cocktail dei pesticidi dispersi in aria, suolo e acqua può venire evidenziato soltanto in termini cumulativi, sebbene sia considerato probabile un effetto tossico sinergico delle loro miscele.

I dati elaborati dai ricercatori mostrano che

  • il 63,7% dei terreni agricoli è a rischio di inquinamento da più di un principio attivo. In questa condizione versano il 93,7% dei terreni in Europa, il 73,4% in Nord America e il 69,4% in Sud America,
  • il 20,9% dei terreni agricoli globali sono a rischio di inquinamento da più di 10 principi attivi. La Cina è in cima alla lista, con l’8,4% del suolo agricolo (0,34 milioni di km2) contaminato da più di 20 principi attivi di agrotossici.

Acqua scarsa e avvelenata

La contaminazione delle acque dolci (superficiali e sotterranee) mediante filtrazione delle molecole tossiche nel suolo è particolarmente minacciosa nelle aree caratterizzate da scarsità di acqua.

Lo studio vi colloca 0,62 milioni di km2 di terreni agricoli, di cui il 20,1% nei Paesi a basso e medio reddito.

La Cina emerge ancora in area critica, per la superficie più estesa soggetta a scarsità d’acqua e ad alto rischio di inquinamento da pesticidi (0,27 milioni di km2, circa il 3% della superficie totale della Cina), con le acque di superficie che sembrano essere il comparto ambientale più sensibile.

Biodiversità in declino

L’impatto della dispersione incontrollata di pesticidi sta inoltre decimando la biodiversità. I ricercatori hanno combinato le mappe del rischio pesticidi con la ricchezza di specie dei tetrapodi (vertebrati a 4 arti): mammiferi, uccelli, anfibi e rettili.

Ne emerge che

  • il 34,1% delle aree globali ad alto rischio di inquinamento da pesticidi (circa 4,18 milioni di km2) si trova in regioni con un’elevata biodiversità (≥323 specie di tetrapodi), con 1,25 milioni di km2 che si trovano in Paesi a basso e medio reddito.
  • 0,37 milioni di km2 di aree a rischio di inquinamento da miscele di pesticidi intersecano l’habitat di almeno una delle specie di anfibi minacciate o criticamente minacciate, con i principali hotspot situati in Cina, Australia, Guatemala e Cile.

A tutto ciò si sommano i danni alla fauna selvatica causati dallo sfruttamento agricolo di aree sottoposte a deforestazione incontrollata.

L’appello dei ricercatori

Sebbene questo studio si sia concentrato esclusivamente sulla salute ambientale, anche l’effetto dei pesticidi sulla salute umana è un aspetto importante che richiede una valutazione completa. Questa valutazione su scala globale sarebbe tuttavia molto complessa.

Raccomandiamo di stabilire urgentemente una strategia globale per la transizione verso un’agricoltura e una vita sostenibili, con un basso apporto di pesticidi e una riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari, per ottenere una produzione e un consumo responsabili in un sistema accettabile e redditizio‘, concludono gli autori dello studio.

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Pubblicato da Great Italian Food Trade  Scritto da Marta Strinati Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume “Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo”.

Note

(1) Tang, FHM, Lenzen, M., McBratney, A. et al. Risk of pesticide pollution at the global scale. Nat. Geosci. 14 , 206–210 (2021). https://doi.org/10.1038/s41561-021-00712-5